Secondo Zoom, la Cina avrebbe chiesto di censurare gli attivisti

Secondo Zoom, la Cina avrebbe chiesto di censurare gli attivisti

La censura di Pechino ha portato la piattaforma a chiudere alcune riunioni in commemorazione di Piazza Tienanmen. «Non succederà più»

Zoom Video Communications ha dichiarato di aver disattivato gli account degli attivisti cinesi con sede negli Stati Uniti su richiesta di Pechino, intensificando le preoccupazioni sul fatto che la Cina stia ampliando il suo peso di censura a livello globale. A quanto pare, alcuni funzionari governativi avrebbero contatto Zoom a maggio e a inizio giugno di quest’anno, in seguito ad alcuni eventi online in commemorazione delle proteste di Piazza Tienanmen.

La piattaforma ha affermato che la Cina ha “richiesto” alla società di chiudere le riunioni e di mettere in attesa i partecipanti, a causa di un’attività considerata illegale. Stando alla compagnia, almeno tre delle quattro riunioni prese di mira, ospitavano partecipanti provenienti dalla Cina continentale, con due organizzatori negli Stati Uniti e uno a Hong Kong. I loro profili sono stati chiusi, senza ulteriori spiegazioni.

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La piovra cinese

«In futuro Zoom non darà seguito alle richieste del governo cinese di avere un impatto su nessuno al di fuori della Cina continentale» ha affermato la società. Zoom ha annunciato mercoledì di aver ripristinato gli account dei residenti negli Stati Uniti chiusi, confermando di star lavorando su una tecnologia che impedirà ai partecipanti di determinati paesi di partecipare a chiamate ritenute illegali in quelle aree. La società stilerà inoltre nuove policy per affrontare questi tipi di richieste, già a partire dal 30 giugno.

Come sappiamo, Pechino utilizza controlli serrati su internet, analizzando i contenuti e bloccando i siti che ritiene rappresentativi di minacce alla sua stabilità politica. Il governo ha aumentato il livello di censura da quando il presidente Xi Jinping è salito al potere, ampliando il monitoraggio sui social media, richiedendo la registrazione delle persone con i loro nomi reali, criminalizzando la diffusione di voci dissidenti e punendo attivisti influenti con milioni di follower.

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