Lovati, Beta 80 Group: ecco perché la pandemia non ci ha sconfitti

Imparare dalla realtà. Alfredo Lovati, CEO di Beta 80 Group, declina concretamente in che senso vada intesa questa frase che ha assunto connotati drammatici durante la pandemia.

«Imparare dalla realtà – spiega – significa reagire in maniera adeguata, non per continuare a fare ciò che si conosce già, ma per sfruttare le proprie competenze per rispondere meglio alle esigenze del cliente». L’esempio più eclatante è stato quello del Public Safety, un ambito nel quale Beta 80 da diversi anni offre tecnologie e modelli organizzativi per realizzare le Centrali Operative di Emergenza tramite la suite Life 1st per le Centrali 112 e di Pronto Intervento (118). «Avere soluzioni, capabilities, competenze è decisivo ma non basta – aggiunge Lovati -. La disponibilità a rispondere velocemente a quello che la realtà rende evidente, è un fattore decisivo per le caratteristiche dell’impresa moderna, ma anche del singolo professionista che ci lavora». Lo testimonia il progetto AREU che ha visto impegnata l’azienda in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria: «A febbraio 2020 nessuno di noi poteva aspettarsi che il Covid-19 travolgesse l’Italia e la Lombardia.

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Nel giro di poche ore, le chiamate alle Centrali 112 sono passate da 10.000 a 50.000 al giorno. La nostra risposta è stata immediata. In meno di 6 ore le centrali 112 più esposte sono state riconfigurate nelle procedure e in meno di 24 ore abbiamo abilitato una nuova Centrale di secondo livello dedicata alle chiamate Covid».

Oltre il concetto di fornitore, il valore della partnership – L’esperienza di Beta 80
non si esaurisce nel comparto sanitario. Attraverso le sue business unit a cui lavorano
oltre 500 persone si articola nelle aree della logistica e della trasformazione digitale, sia sul fronte delle operations sia su quello applicativo, tramite l’offerta di soluzioni proprietarie e in veste di system integrator che vanta partnership ai più alti livelli. Alcune di
queste partnership, come quella con ServiceNow, si sono tradotte nel 2020 nel premio
più importante come migliore Global Partner of the Year. Le partnership sono frutto di una cultura aziendale in base alla quale «da soli non è possibile farcela – sottolinea Lovati -, e la pandemia lo ha reso ancora più evidente. Occorrono relazioni che esprimano valore, nelle quali il concetto di fornitore deve cedere il posto a quello di partner, che attraverso la collaborazione e la condivisione delle conoscenze, puntano al medesimo obiettivo».

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Produttività, smart working, educazione: i fattori vincenti – È un approccio vincente, a giudicare anche dai risultati economico-finanziari. Nel 2020, infatti, i ricavi di Beta 80 hanno superato i 50 milioni di euro, di cui 48,7 riferiti al mercato domestico e il resto dovuti all’export. In particolare, la crescita è stata guidata dal settore dei servizi a valore e da una marginalità che è aumentata nonostante il periodo di grande incertezza. Il merito va dato, fra gli altri, alla risposta in termini di produttività che Beta 80 è riuscita a esprimere, seppure in condizioni totalmente nuove.

«Laddove è stato necessario fare delle istallazioni onsite – chiarisce Lovati -, come ad esempio nel settore della logistica, è stato possibile ridurre drasticamente i tempi di implementazione organizzando meglio il lavoro di tutti gli attori coinvolti. In generale, poi, un certo modo di fare lo smart working si è dimostrato non solo fattibile ma anche efficiente, ma solo perché si è riusciti a tenere vivi gli ambiti di ricerca&sviluppo, di innovazione, di cultura aziendale e collaborazione, di accompagnamento e inserimento dei giovani. In una parola, è emerso il ruolo dell’educazione come fattore centrale che l’impresa deve coltivare per garantirsi uno sviluppo armonico».