Minsait e la nuova ondata del low code

Intelligenza artificiale e low code: una combinazione magica secondo Minsait

L’azienda unisce low code e intelligent process automation per rivoluzionare la progettazione e l’integrazione del software all’interno di aziende pubbliche e private

«Secondo Gartner, nel 2021 il business derivato dalle low code Application Platform è aumentato, a livello globale, di oltre il 23%, raggiungendo un fatturato di circa 11 miliardi di dollari. Questa cifra salirà a 24 miliardi di dollari entro tre anni. Nel 2024, le piattaforme di sviluppo low code saranno centrali per oltre il 65% dell’attività di sviluppo di applicazioni, mentre i tre quarti delle grandi imprese useranno almeno 4 strumenti di sviluppo low code». Così Giammaria Ripoli, head of digital operations Italy di Minsait descrive il mercato del low code, modalità di sviluppo che semplifica la creazione di software applicativi, grazie a moduli di configurazione e interfacce grafiche. Velocità e agilità, accanto a democratizzazione, ritorno dell’investimento e integrazione sono le parole che rappresentano la nuova ondata del low code.

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AGILITÀ ALLA VELOCITÀ DEL BUSINESS

Il concetto di utente sviluppatore allude alla democratizzazione della programmazione che il low code porta con sé. «Il nuovo modello permette alla programmazione di andare oltre i confini dei dipartimenti IT, entrando in aree come vendite, marketing, strategia e operazioni» – spiega Ripoli. «Con il low code ogni utente può creare una soluzione in pochi istanti, lasciando la traduzione del codice dell’applicazione agli algoritmi di intelligenza artificiale. I vantaggi del modello sono evidenti soprattutto in termini di velocità di sviluppo e riduzione del time-to-market. Secondo la nostra esperienza nell’implementazione del low code, è possibile ridurre i tempi di progettazione e sviluppo delle soluzioni cloud del 48% rispetto ai metodi tradizionali di scrittura del codice, limitando i costi di manutenzione delle applicazioni». Ulteriori concetti importanti sono anche Intelligent process automation e robotic process automation. «L’intelligent process automation – continua Ripoli – nasce dalla combinazione tra I.A. e automation, dalle tecnologie di RPA Robotic process automation, software che emulano le attività ripetitive e a basso valore aggiunto con tecnologie di intelligenza artificiale. I vantaggi dell’intelligent process automation sono la riduzione dei tempi e dei costi operativi, delle attività a basso valore aggiunto e degli errori. L’obiettivo non è sostituire il lavoro umano, ma supportare le persone per migliorarne operatività e prestazioni».

MENO COSTI PIÙ PRODUTTIVITÀ

Secondo Ripoli anche le aziende italiane sono sensibili all’intelligent process automation e al low code: «Circa l’85% dei nostri clienti italiani sta usando strumenti di business process automation, che coinvolgono sia low code sia intelligent process automation. Un nostro cliente del mercato industry ha automatizzato ben dieci processi in ambito backoffice, risparmiando seimila ore di lavoro e riducendo il tasso di errore del 90%; i livelli di servizio sono migliorati di oltre il 30%. Riguardo al low code, per un altro importante cliente italiano abbiamo ottenuto miglioramenti tramite le standardizzazione delle procedure, la riduzione del numero dei processi, l’onboarding digitale di clienti e dei dipendenti, il monitoraggio degli errori e il controllo della qualità. Il cliente ha ottenuto un ritorno sull’investimento di oltre il 500%, con un ammortamento inferiore a un anno». Minsait unisce il low code e l’Intelligent process automation nel concetto più ampio di cognitive business operations, che riguarda la trasformazione delle attività organizzative tramite un processo olistico, che combina capacità multidisciplinari e impatti di business. «Il nostro approccio – conclude Ripoli – coinvolge tre concetti chiave: digitale, che significa creare processi efficaci ed efficienti; integrazione, per gestire la relazione tra persone, processi e tecnologie; intelligenza, ossia valorizzazione delle piattaforme».

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